Come una parola svedese, una in sanscrito ed una dottrina ci insegnano ad essere più felici

Oggi vi propongo un incontro di due mondi abbastanza diversi: nord Europa ed India.

Questo per introdurvi dei concetti molto importanti e che possono influenzare il nostro percorso verso la felicità.

Lagom

C’è una parola che fa parte della cultura svedese: Lagom (si pronuncia “lar-gohm”).

Lagom är bäst è il più noto detto svedese e significa semplicemente: “Non troppo poco, non troppo, il giusto”.

Questo concetto esprime una filosofia di vita: si dovrebbe avere abbastanza ma non troppo.

Possiamo riassumere tutto con il concetto di moderazione.

Alcuni esempi

Al posto di passare una giornata a non concludere ciò che dobbiamo fare, potremmo condensare tutti i nostri impegni in poche ore con un’alta concentrazione.

Al posto di comprare tantissimi vestiti di bassa qualità, potremmo acquistarne meno e di buona qualità.

Applicare il Lagom alle nostre vite

Per gli svedesi, Lagom è uno stile di vita in cui l’accettazione e la contentezza sono basilari.

Possiamo applicare il concetto di Lagom in ogni aspetto della nostra vita (in ciò che mangiamo, in ciò che acquistiamo, in ciò di cui parliamo..) e forse questa parola svedese potrebbe rappresentare uno dei segreti per essere un po’ più felici e meno stressati .

Aparigraha

Nell’ottuplice sentiero, Aparigraha è il quinto Yama e viene descritto così:

“La conoscenza delle vite passate e future si rivela quando la persona è libera dall’avidità di possedere”.

Yoga Sutra 2.39

Aparigraha significa quindi non possedere più dello stretto necessario.

A questa parola (che richiama per molti aspetti il Lagom) può anche essere associato il concetto del lasciar andare, anche quando si tratta di far fuoriuscire le emozioni che non ci servono (come rabbia e paure).

Una religione indiana

Nel Giainismo (dottrina indiana del 500 a.C) il concetto di Aparigraha si traduce in un vero voto di fede.

Questa dottrina, infatti, prevede una lunga serie di rinunce e privazioni e si basa sul principio della non-violenza.

Non vi sto parlando di questa religione per errore.

I monaci portano delle piccole pezze di stoffa davanti alla bocca per non ingoiare accidentalmente qualche insetto e spesso spazzano davanti al loro cammino per evitare di calpestare dei piccoli esseri viventi.

Anche se non condivido tutto quello che fanno (alcuni monaci praticano la morte per inedia ovvero rinunciano all’alimentazione per ottenere una morte capace di liberarli dal ciclo delle rinascite) i Giainisti devono essere d’esempio per la loro grande etica che ha ispirato anche il Mahatma Gandhi, condizionando il suo stile di vita pacifico e la sua dottrina della non violenza.

In pochissime parole, i Giainisti vivono di poco e rispettano tutti.

Cosa ci insegnano queste parole e questa dottrina

Per vivere meglio avremmo bisogno di:

  • Lagom–> essere felici di ciò che è necessario e non desiderare altro
  • Aparigraha –> accontentarci di ciò che abbiamo, cercare di possedere il minimo
  • Principi del Giainismo–> possedere poco e rispettare tutto ciò che è intorno a noi

Queste due parole e i voti fatti da questa dottrina hanno diversi punti in comune e ci possono far arrivare alla conclusione che

  • possedere poco ci libera
  • lasciare andare tutto ciò che non serve (problemi, preoccupazioni, stress) ci libera
  • avere rispetto di tutti ci rende liberi

Se ci pensiamo un attimo, tutto ciò che ho elencato qui sopra ci permette di avere più tempo libero da utilizzare come vogliamo e questo ci può rendere molto più felici e soddisfatti.

A presto cari yogini,

Silvia

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