Spesso mi chiedono perché ho iniziato a fare yoga e se fossi già flessibile di mio. Prima di rispondere a questa domanda voglio fare un passo indietro.
Per ogni attività fisica non serve solo la genetica, serve molto di più.
Serve la determinazione, il grado di competitività (verso gli altri o semplicemente verso sé stessi) dell’atleta.
Essenziale è la preparazione dell’istruttore/ del coach a guidare e sostenere le performance dell’atleta, anche con materiale teorico.
Inoltre, la genetica rappresenta solo una parte, la restante è la motivazione della persona che sceglie di fare uno sport e di migliorare le sue prestazioni.
Ora che vi ho spiegato questi punti, che potrete pensare non si applichino allo yoga, voglio confidarvi che praticare lo yoga per me vuol dire avere disciplina come in tutti gli altri sport.
La disciplina consiste nel volersi migliorare, nel voler capire i propri errori e non mollare.
Perché lo yoga non è uno sport
Lo yoga è nato 5000 anni fa. E’ stato grazie ai Sutra di Patanjali, il quale ha effettuato un raccoglimento ed armonizzazione del materiale che prima era sparso e a volte discordante, che possiamo oggi avere 196 aforismi per incanalare la nostra pratica nella giusta direzione.
Lo yoga non deve essere inteso però come un sport per migliorare la flessibilità, il tono muscolare e magari per permettere la perdita di chili in eccesso.
Lo yoga è e deve restare uno stile di vita che abbraccia tanti aspetti, non obbligatori ma consigliati, per potersi avvicinare ad uno stato di maggiore consapevolezza del proprio corpo, ad un maggiore equilibrio tra corpo e mente ed ad uno stato mentale dove la serenità non vacilla facilmente.
Perché iniziare quindi a fare yoga?
Per trovare una connessione nuova e magari mai raggiunta con il nostro io interno e perché portarci tutti i giorni sul tappetino ci insegnerà come la tenacia porta a risultati a volte sorprendenti.