Sai che ci sono tante lezioni che puoi trarre dai tuoi fallimenti?
Quante volte hai iniziato qualcosa con entusiasmo, per poi mollare dopo poche settimane? Sia che si tratti di una dieta, un programma di allenamento, una nuova routine mattutina o persino un progetto di lavoro, la sensazione è sempre la stessa: “ho fallito di nuovo”. Ecco le tre lezioni da imparare sui fallimenti.
Abbiamo tutti sperimentato il senso di frustrazione di guardarsi allo specchio e pensare: “Non ce l’ho fatta”. Sai qual è il punto? Non significa che tu sia un fallimento. Significa che hai provato e i fallimenti hanno tanto da insegnarci.
Quindi, prenditi i prossimi minuti per leggere i miei consigli. Ti garantisco che ti cambieranno il modo di guardare al fallimento.
La nostra motivazione non funziona come un interruttore che si accende o spegne. È più simile a una fiammella che va alimentata e che cambia intensità a seconda del contesto, dell’energia e persino di come parliamo a noi stessi.
Nota importante: in questo articolo uso la parola “fallimento” tante volte. Non tutti gli errori sono fallimenti, anzi quasi mai lo sono. Uso questo termine riferendomi a come NOI ci sentiamo nei riguardi dell’errore fatto. Baci
Studia cosa funziona per te invece di copiare gli altri
Una delle trappole più comuni è provare a replicare le strategie degli altri. Vediamo qualcuno che si sveglia alle 5 del mattino, corre 10 km e fa meditazione prima di bersi il caffè e pensiamo: “Allora, dovrei farlo anch’io e avrò più successo nella vita”.
Poi ci proviamo, ci stanchiamo subito e ci giudichiamo incapaci.
Il problema non sei tu ma che non stai provando a capire cosa funziona davvero per te.
Uno dei dubbi più frequenti è questo: meglio puntare in alto o iniziare da qualcosa di semplice?
Non esiste una risposta valida per tutti.
Per alcune persone porsi un obiettivo ambizioso è benzina pura: anche se sembra impossibile, la grandezza stessa del traguardo li motiva tantissimo. Per altri, invece, il pensiero di avere un grande obiettivo li demoralizza o paralizza.
La domanda che dovresti porti è “quale obiettivo funziona meglio per me?”.
Questo vale per il resto dei topic riguardo alla produttività o creare delle abitudini: ti motiva di più stare da solo o essere circondato da persone? Ti motiva di più lavorare la mattina o la sera? Impara a conoscerti meglio.
Ognuno di noi ha delle leve motivazionali diverse: c’è chi ha bisogno di obiettivi ambiziosi, chi preferisce partire con piccoli step; chi si carica con la competizione e chi, invece, si spegne al solo pensiero di confrontarsi con gli altri.
La chiave è sperimentare e annotare i risultati, anche solo mentalmente.
La mindfulness aiuta anche in questo caso perché ti aiuta a capire meglio come ti senti, cosa ti ispira, cosa ti motiva e cosa drena le tue energie.
Ogni tentativo che “non funziona” è un dato prezioso: ti dice come non sei fatto, cosa non ti serve e ti avvicina sempre di più alla tua formula per dare il massimo.
Se non sbagli mai, significa che non stai uscendo fuori dalla zona di comfort. Significa, quindi, che non stai crescendo.
Ogni fallimento diventa quindi un test: ti mostra come aggiustare il tiro, quali condizioni ti spegnono e quali invece ti ridanno motivazione.
Impara a leggere il “fallimento” come un feedback, non come un’etichetta su chi sei. È una bussola che ti segnala: “da questa parte non funziona, prova a spostarti un po’ più in là”.
Puntare sulla costanza, anche se fallisci
Cosa fai quando salti un giorno di allenamento/dieta/tempo dedicato ad un hobby o progetto? Cosa succede se non te ne occupi per una settimana o addirittura un mese intero?
La maggior parte delle persone interpreta quell’assenza come una conferma: “ecco, sapevo che non ero costante”.
Il segreto è ribaltare la prospettiva. Saltare un giorno non significa annullare tutti gli sforzi precedenti.
È come inciampare mentre cammini: non torni indietro a casa, semplicemente ti rialzi e prosegui.
Ogni fallimento diventa quindi un’opportunità di allenare il muscolo più importante di tutti: la capacità di ricominciare.
Non quello di “non sbagliare mai”, ma quello di ricominciare ogni volta.
Fallire è crescere
È tempo di dirlo: io sono un fallimento.
Ho una laurea che non uso nel modo in cui dovrei usarla, ho ricevuto ben due proposte di matrimonio da altre persone a cui ho detto di no, ho perso delle occasioni importanti, ho sbagliato numerose volte o mi sono fidata delle persone sbagliate. Ora riscriviamo la stessa storia in un modo diverso:
Ho una laurea che non uso nel modo in cui dovrei usarla-> sto usando la mia laurea in Economia e Finanza per il mio business nell’ambito che amo davvero, lo yoga e la mindfulness.
Ho ricevuto ben due proposte di matrimonio da altre persone a cui ho detto di no-> questo mi ha permesso di trovare la persona davvero giusta per me, quella con cui sto assieme da otto anni, con cui sono sposata da tre e con cui farò una festa di matrimonio tra meno di un mese.
Ho perso delle occasioni importanti-> se le ho perse, vuol dire che non ero pronta per riceverle o che ne dovevano arrivare di migliori per me. Inoltre, tutto torna prima o poi, magari in forme diverse.
Ho sbagliato numerose volte-> sfido chiunque a non aver mai sbagliato. Perché sbagliare è l’altra parte della medaglia di riuscire. Non puoi riuscire senza sbagliare. L’importante è imparare dagli errori, ma sul serio. Se proviamo per 20 volte nello stesso modo e nn. funziona mai, è tempo di trovare un nuovo modo.
Mi sono fidata delle persone sbagliate-> per tanto tempo, non sono stata in grado di selezionare le persone, mi fidavo di tutti alla cieca. Ora ho imparato a volermi più bene e capire che la fiducia cresce nel tempo e che non tutte le persone sono destinate a rimanere per sempre nelle nostre vite ma tutte hanno qualcosa da insegnarci.
Quindi, sarò forse un fallimento ma sono felice dei successi nati dai miei “errori”.
Conclusione
Guardando indietro, i momenti in cui ci siamo sentiti più persi o dei “falliti” sono spesso quelli che ci hanno insegnato di più. Ogni fallimento porta con sé un messaggio preciso: anche se ti senti fermo, puoi sempre ripartire.
Ecco le tre lezioni riassunte che possono cambiare il tuo rapporto con gli errori:
1. Il fallimento è un feedback, non un giudizio
Sbagliare non definisce chi sei, né il tuo valore. Ti mostra semplicemente cosa non funziona: per te, per i tuoi clienti, per il contesto in cui ti muovi. È un’informazione che ti permette di correggere la rotta. Certo, a volte ti senti in mare aperto, ma proprio lì hai l’opportunità di orientarti meglio. Il fallimento non è mai “contro di te”: se impari a leggerlo, diventa un alleato che ti permette di riuscire ancora meglio.
2. La costanza non significa perfezione
Essere costanti non vuol dire non saltare mai un giorno. Significa sapersi rialzare e riprendere il percorso il prima possibile. Se, ad esempio, ti eri promesso di meditare ogni giorno e salti due giornate di fila, non significa che hai fallito. Vuol dire solo che devi riprendere la traccia senza lasciar passare troppo tempo. Due giorni vanno bene, ma non trasformare una piccola pausa in una resa totale. La vera costanza nasce dalla capacità di ricominciare ogni volta, non dall’essere impeccabili.
3. Fallire significa crescere
Ogni volta che provi e non riesci, stai eliminando una strada che non fa per te. In questo modo ti avvicini a quella giusta. Chi non fallisce mai in realtà non sta sperimentando abbastanza, né uscendo davvero dalla propria zona di comfort. Ogni errore diventa una lezione che allena la tua capacità di adattarti e trovare soluzioni nuove. E più sperimenti, più diventi forte, creativo e pronto a cogliere le opportunità.
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